La Reincarnazione
Verità antica e modernaAmadeus Voldben

Edizioni Mediterranee

 

   Quelli che dicono: “è il caso”

    Quando l’uomo ignora la legge che presiede a un dato fenomeno è portato facilmente a rifugiarsi dietro parole che mostrano la sua ignoranza: caso, prodigio e simili.

    Dovrebbe essere l’ipotesi delle persone incolte, di quelle che ignorano che l’universo è regolato da leggi. Ma se la vita fosse affidata alle circostanze casuali, alla Ventura, al capriccio di qualcuno, l’esistenza sarebbe impossibile. (...)

    Se l’universo non fosse regolato da leggi precise, con l’incredibile numero delle galassie e le miriadi di astri che si muovono nello spazio, sarebbe il caos, nel quale, cozzi e disastri immani, decreterebbero la totale distruzione di ogni vita.

    Anche nel piccolo granello Terra, che gira tra le galassie e gli universi, negli spazi infiniti, tutto è governato da leggi giuste, opera di un Supremo Legislatore e di una Mente infinita.

    Sono tante le leggi che il piccolo uomo ignora, ma sono tutte parte della Grande Legge che regola l’armonia della vita.

    Attribuire al caso il fenomeno dei fanciulli prodigio, è solo deliberata ignoranza del piccolo uomo negatore dei valori spirituali, negazione senza fondamento razionale, né logico, mentre è una manifestazione rivelatrice di una verità a molti sconosciuta e che non si curano di indagare.

    Se per caso vuol intendersi qualcosa al di fuori di ogni legge, il caso non esiste.

    Anche se per caso voglia intendersi la risultante di più cause o serie di cause venute a incrociarsi producendo effetti non previsti e incomprensibili dall’uomo, non si può per questo parlare di caso.

    Ogni effetto risultante è sempre il prodotto di leggi che, anche se ignote all’uomo, operano in maniera giusta e secondo fini giusti, proprio perché secondo le linee di leggi precise. Parlare di caso è assurdo poiché ogni agente opera per un fine e secondo linee obbedienti a leggi certe, già stabilite anche nelle reciproche relazioni tra di loro e nella reciproca azione.

    L’uomo ignora troppe cose e soprattutto le leggi che regolano la vita di cui lui stesso è parte, dall’atomo alle sfere infinite.

    Soltanto persone incolte e ignoranti potrebbero credere al caso, ma, essendo spesso anime aperte e semplici, esse hanno il canale aperto per sentire la verità senza dia­frammi poiché credono in Dio che è la Legge stessa e il Legislatore, e non credono al caso.

    Ma dicono di credere al caso anche taluni che si ritengono colti.

    Potrebbe apparire stupefacente il fatto che uomini che hanno studiato le leggi della natura, della fisica, della chimica, della biologia, delle altre scienze, possano affermare l’inesistenza di leggi che regolano le altre manifestazioni della vita. Come può avvenire ciò?

Sono uomini eruditi, talvolta magazzini (polverosi) di sapere, ma sono soltanto nozioni accumulate alle quali l’anima non ha nessuna partecipazione, l’anima è chiusa: è sapere, nozionismo, non è conoscenza.

       Sono nozioni ingombranti e inutili che impediscono la visione della verità perché orgogliosamente fini a se stesse.

  Sentono il bisogno di vestirsi di abiti scientifici per convalidare le loro contraddizioni che nulla hanno di scientifico. Sanno bene che la scienza sarebbe impossibile se la Natura fosse retta dal caso. Essi stessi non avrebbero potuto compiere studi, se la Natura non fosse regolata da leggi sicure e immutabili, e la scienza non esisterebbe.

Proprio questa sicura immutabilità permette all’uomo di muoversi nella Natura con sicurezza, quando ne rispetta le leggi.

    La contraddizione con se stessi è evidente a tutti, meno che a loro.

    L’uso distorto della ragione e della logica che essi adattano ai loro preconcetti materialisti e ideologici che pongono avanti a tutto, chiudono ogni canale che porti qualche verità. Affermano che si debba credere soltanto a ciò che si può provare; essi credono fideisticamente al caso, contro la logica più elementare, ma non possono darne nessuna prova. Quando si affermano dei principi, bisogna poi essere coerenti; ci si deve attenere, farli valere, anche e anzitutto per se stessi, non pretendere che ci si attengano soltanto gli altri.

    Essi negano le leggi perché se le ammettessero dovrebbero ammettere una Intelligenza regolatrice, un Legislatore, un Principio universale. Ma è proprio qui ch’essi non vogliono arrivare, e fuggono da certe conclusioni, appena ne hanno il lontano sentore. Per questo negano le premesse anche le più naturali, logiche e evidenti, e ricorrono a ipotesi macchinose e a immaginazioni assurde.

    Sono gli stessi che fanno derivare dal caso perfino gli universi e ogni manifestazione della vita.

    La fede materialista è una fede, ma a rovescio. Per questo, dice N. Berdajev, con ragione, essa combatte la religione.

 

  Il dio degli atei

   Credere al caso come produttore di eventi è la fede degli atei, fede assurda e contraddittoria di chi è ancora alle prese con gl’idoli e non sente in sé la sete di Dio, di ciò che è eterno.